Isis-620Dunque, ricapitoliamo: questa banda di ex straccioni, ora pieni di soldi e armati da chissà chi con artiglieria pesante, tra cui carriarmati e giocattolini del genere, assedia da settimane una cittadina siriana al confine con la Turchia, Kobane. Nonostante la fiera resistenza dei curdi, che non sono mica agnellini di primo pelo, e nonostante, soprattutto, i raid aerei della coalizione, questa improbabile armata di pazzi fanatici è riuscita a conquistare una parte della città ed è vicina al centro. Ora la coalizione pare bombardi quattro aree lungo il fronte sud e sud-orientale della città. Per dirla più chiara ancora: la coalizione, dotata di satelliti, caccia, droni e chissà quali altre diavolerie, in tutto questo tempo non è riuscita a fermare l’avanzata dei pazzi bombardandoli dall’alto e ora frantuma i margini della città, se non proprio i quartieri dove sono entrati (quegli stessi quartieri che pure l’ISIS stava bombardando da fuori, prima di prenderli). La cittadina è curda. Se questo sembra un dettaglio, occorrerà ricordare che questo schema si è ripetuto già un po’ di volte. Il più forte esercito del mondo, dotato della migliore aviazione del mondo, bombardando dall’alto non riesce ad arrestare l’avanzata di truppe a terra, ma nemmeno a rallentarla o a indebolirla. Suona improbabile solo a me?

Centosessantamila persone – curdi – hanno passato il confine e si sono rifugiati in Turchia, durante le settimane dell’assedio. La Siria, anzichè fare fronte comune con la Turchia contro il nemico interno, ha avvertito: «Un intervento militare turco in territorio siriano contro gli jihadisti dello Stato islamico sarebbe considerato come un’aggressione». Con un cancro simile in casa, appare alquanto paradossale che non cerchino un’alleanza, almeno temporanea. Assad si sente molto sicuro di sè, sembrerebbe. Lo era sembrato anche in occasione dei primi raid USA sulla Siria, che invece avrebbero dovuto preoccuparlo. Anzi, a detta degli osservatori, pareva soddisfatto come un gatto satollo. Il giorno dopo la Cnn ha diffuso indiscrezioni, abbastanza circostanziate, su come l’Amministrazione Usa avrebbe informato Damasco prima degli attacchi, precisando che le strutture del regime non sarebbero state bombardate. E ancora:

Il proliferare dal 2011 di estremisti islamici, fino all’instaurazione di un Califfato tra la Siria e l’Iraq, ha infatti indebolito, prima di tutto, l’opposizione pacifica e i ribelli moderati decimati dal regime. Assad è stato rafforzato dall’Is: difficile che, senza forze straniere sul terreno, militarmente gli insorti possano beneficiare dei bombardamenti Usa più dell’esercito siriano.

E sul piano internazionale Assad – per anni, mandatario dei raid di barili-bomba sui quartieri residenziali dei ribelli, ma non sulle raffinerie dell’Is – può sostenere più che mai la parte del perseguitato dai «terroristi di al Qaeda venuti da fuori».

Molto complicato e molto strano. Assad si comporta come se tenesse per le palle, perdonate il francesismo, gli USA. Come se avesse in mano un potente strumento di ricatto. Tipo, che so, la prova provata che l’ISIS è un inside job. Che poi, insomma, non è un’idea tanto campata per aria. L’ha detto pure il senatore Rand Paul, per dire. E Snowden: «The former employee at US National Security Agency (NSA), Edward Snowden, has revealed that the British and American intelligence and the Mossad worked together to create the Islamic State of Iraq and Syria (ISIS).» E un sacco di altra gente, se solo ci si prende la briga di cercare. Lo dicono, soprattutto, gli eventi. Ad osservarli senza il filtro ideologico che i media mondiali ci hanno messo davanti – costituito soprattutto dalla lente delle decapitazioni di ostaggi occidentali, che focalizza l’attenzione mondiale sull’orrore, cioè su uno stato mentale in cui predomina la paura cieca che impedisce di ragionare – gli eventi, in effetti, parlano da soli. E dicono che in realtà gli USA non stanno facendo granchè – per usare un eufemismo – per fermare l’armata di fanatici; dicono che forse a qualcuno sta bene che l’armata di fanatici spazzi via i curdi, grazie a una vera e propria campagna di pulizia etnica; e che nel contempo ridia legittimità a quel controllo pervasivo che proprio quelli come Snowden avevano portato alla luce, suscitando non pochi moti di indignazione nell’opinione pubblica dei paesi occidentali. Ma ora, che ci vuoi fare, ora c’è l’ISIS, e poi questi qui hanno cittadinanze occidentali e quando tornano a casa mettono in pericolo proprio TE e quindi non vorresti cedere un po’ delle tue libertà e farti controllare? È per proteggerti meglio! (ricorda niente?) “Lo Stato Islamico rende di nuovo rispettabile la sorveglianza elettronica”. Senza contare gli altri side benefits, quelli già noti: armi, petrolio, potere. Delle side victims, al solito, chissenefrega.

2 pensieri su “”

  1. Mia figlia che ha vissuta in Siria qualche anno fa dice che era Assad a “crearla”, infatti avrebbe fatti uscire centinai di capi islamisti fanatici dalle sue prigioni, lasciandoli fare che puntualmente hanno fatto.

  2. Ecco. Ma non addosserei tutta la colpa ad Assad, forse lui ha operato localmente in questa direzione – il che gli ha permesso di far passare quella che all’inizio era una protesta di piazza pacifica, laica e moderata per una massa di fanatici – , ma di sicuro altri hanno operato con lui, attorno a lui e probabilmente anche altrove (Boko Haram sarà mica una roba plausibile, per dire?). Quello che dice Snowden, per esempio, non mi suona affatto strano, conoscendo i precedenti dei servizi di UK, GB e Israele.

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